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le icone mariane di Roma

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Le Icone Mariane a Roma
Frammenti di Storie
Le icone mariane hanno origini antichissime: la tradizione vuole che l'evangelista Luca fosse pittore e abbia più volte ritratto la Vergine, mentre era ancora in vita e molti artisti hanno raffigurato l'Apostolo intento a dipingere il volto della Madre di Dio. La leggenda nasce probabilmente dal fatto che Luca è quello, fra gli Evangelisti, che più a lungo si è diffuso a narrare la nascita di Gesù e in questo contesto a parlare della Madre del Salvatore, tanto che nella tradizione viene denominato il biografo di Maria. Le icone a lui attribuite sono diverse, ma in realtà le icone attribuite a Luca Evangelista sono state tutte realizzate durante il Medioevo. Con l’affermazione del cristianesimo ed il superamento delle iniziali incertezze, dovute alla coesistenza di due opposte tendenze al suo interno, ovvero l’avversione giudaica verso le immagini e la tendenza pagana ad esse eccessivamente favorevole, il culto della Madre di Dio prende forma e con il Concilio di Efeso del 431 viene definitivamente sancito il diritto di Maria di fregiarsi del titolo di Theotokos, ovvero di Madre di Dio. È opinione diffusa che le icone facciano parte esclusivamente della cultura bizantina o siano patrimonio della religiosità russa: invece occorre sottolineare come fino al 1054, data dello scisma tra la chiesa di Roma e quella di Costantinopoli, queste distinzioni non esistevano e le icone già da quattro o cinque secoli avevano diffusione in tutto il mondo cristiano.

Esistono varie tipologie di icone che identificano la modalità di rappresentazione della Madonna, ma quelle presenti a Roma sono:

Odighitria, ovvero “Colei che indica la via”
La Vergine con il braccio sinistro sorregge il bambino e con la mano destra lo indica come “via, verità e vita”. Generalmente non guarda verso il Figlio ma in direzione dell’astante e Gesù non ha le fattezze di un bambino ma di un giovane che benedice con la mano sinistra e nell'altra tiene un rotolo, segno che è Egli stesso ad essere la Parola di Dio.
Glycophilousa o Eleousa, cioè “Madre di Dio della tenerezza”
In questo tipo di icone la Madre e il Figlio sono stretti in un abbraccio. Secondo la tradizione in questo gesto sarebbe colto il momento in cui il Bambino rivela alla Madre il mistero della morte e risurrezione.
Aghiosoritissa o dell’Intercessione
Le icone raccolte in questo gruppo rappresentano la Vergine da sola, senza il Figlio; è detta anche dell'Intercessione in quanto raffigura la Vergine quasi di profilo, con le braccia protese in atto di intercedere. Questa variante, è quella più diffusa a Roma, dove è conosciuta come Madonna Advocata essendone presenti almeno sei diverse repliche, risalenti a diverse epoche.
Galaktotrophousa cioè “Allattante”
E’ una raffigurazione che ha conosciuto grande diffusione nel corso dei secoli. In questo tipo, Maria regge sul petto il Bambino (in genere sul braccio sinistro), mentre con la mano destra gli porge il seno scoperto. I volti rimangono distanti. Maria è abitualmente a mezzo busto, ma esistono anche raffigurazioni a figura intera, seduta o in piedi.
Kyriotissa o «Basilissa»
Il tipo raffigura la Madonna seduta in trono, in abito di Basilissa (imperatrice). Questo tipo trionfale si è imposto dopo il concilio di Efeso del 431 e ha trovato larga applicazione nel catino delle absidi centrali delle chiese. La “Madre di Dio” è raffigurata vestita di porpora, assisa da sovrana, con tutti gli onori che sono dovuti ad una Basilissa. Il bambino le è seduto in grembo, e ha la destra alzata in segno di benedizione.
La tecnica pittorica prevalente nelle icone romane è quella dell'encausto che si basa sull'impiego della cera applicata a caldo come legante del colore.
Frammenti di Storie
Madonna del Conforto
tipo: icona  Odighitria detta anche “Imago antiqua” (VI secolo)
dove si trova: chiesa di Santa Francesca Romana (Santa Maria Nova)
tecnica: Encausto su tela di lino applicata su tavola; cm 132 x 97
Questa icona è conservata nella chiesa di Santa Francesca Romana (già Santa Maria Nova) e risulta essere la più antica che si conosca: sembra infatti probabile una datazione ai primi decenni del V secolo. La tradizione vuole che la tavola provenga dalla Palestina nel secolo XII e da quel momento sarebbe stata oggetto di culto e di devozione. E' del tipo Odighitria (Maria tiene il Bambino sul braccio destro e lo indica col sinistro) ed è anche una delle icone romane della Vergine attribuite a San Luca. Di questa antica immagine solo due frammenti sono originali e corrispondono alla testa della Vergine e a quella del Bambino. Questi due soli elementi non permettono di stabilire la sua originale configurazione d'insieme; non si sa se la Vergine fosse seduta o in piedi, quale fosse la posizione delle sue mani o come fosse seduto il Bambino. L'unico punto fermo è che la testa del Bambino è rivolta verso la Madre. Il viso di Maria è allungato, con grandi occhi e la bocca piccola, il naso lungo e stretto, la fronte bassa e coperta da un velo che appiattisce la testa. La tradizione vuole che si tratti dell’'icona portata solennemente in processione ai tempi di S. Gregorio Magno (590-604) per implorare a Dio la cessazione della peste che affliggeva la città. E' chiamata Madonna del Conforto per il suo volto fiducioso.
Madonna di San Luca
tipo: icona  Odighitria (VI secolo)
dove si trova: basilica di Santa Maria sd Martyres (Pantheon)
tecnica: tempera su tavola di olmo; cm 100 x 47,5
Il Pantheon, uno dei luoghi più significativi del culto pagano di epoca romana, sotto il pontificato di Bonifacio IV (608-615) fu destinato al culto cristiano e dedicato alla Vergine Maria e a tutti i martiri. La data della consacrazione della chiesa è stata fatta risalire all'anno 609 ed è probabile che quest'icona facesse parte dei doni offerti in quell'occasione dall'imperatore Foca. Ciò che rimane della tavola è solo un frammento di quella originale che per grandezza si può ritenere simile all'icona di Santa Maria Nova, ma si differenzia nel modo in cui la Vergine sostiene il Bambino e nella particolare evidenza della mano, motivi che la fanno rientrare nella tipologia della Madonna Odighitria. La mano destra della Madonna che tocca il ginocchio del bambino, gesto nel quale si sottolinea la mediazione di Maria rispetto a Cristo, è dipinta in oro: è infatti la mano che elargisce salvezza.
Madonna della Clemenza
tipo: icona Kyriotissa o Basilissa (VI-VII secolo)
dove si trova: basilica di Santa Maria in Trastevere
tecnica: Encausto su tela fissata su tavole di cipresso; 165 cm x 110
L’icona di Santa Maria in Trastevere detta “Madonna della Clemenza” raffigura, tra due angeli in piedi dietro al trono, la Vergine con gli attributi di Regina che tiene sul grembo il Bambino. Questa Madonna è quindi del tipo “Basilissa” o Regina ed è interessante notare che porta le stesse vesti che l'imperatrice Teodora indossa nei mosaici di Ravenna. In basso rivolto verso lo spettatore, si nota la figura di un pontefice in ginocchio davanti alla Vergine. La datazione della tavola è stata definita proprio dallo stile della figura del papa, consentendo una collocazione cronologica tra la fine del VI secolo e la prima metà del VII. La tradizione la considera immagine miracolosa: si racconta che durante una terribile siccità a Roma, fu portata in processione per le vie della città e appena i fedeli tornarono nella Basilica con l’immagine sacra, si addensarono le nuvole che dettero finalmente luogo alla tanto attesa pioggia.
Madonna Advocata del “Monasterium tempuli”
tipo: Icona Aghiosoritissa detta anche “Madonna di San Sisto Vecchio” (VIII-IX secolo)
dove si trova: Chiesa di Nostra Signora del Rosario a Monte Mario
tecnica: Tempera su tavola; cm 71.5 x 42.5
La Madonna Advocata del Monasterium tempuli, è un'icona dell'VIII-IX secolo attribuita a San Luca. Il suo nome deriva dal fatto che già dal IX secolo si trovasse nella chiesa di S. Maria in Tempulo nei pressi della Passeggiata Archeologica; fu quindi traslata nel XIII secolo in San Sisto Vecchio sulla via Appia dove rimase, fino al 1527 quando venne ritrovata miracolosamente intatta nella chiesa distrutta dai Lanzichenecchi durante il sacco di Roma.
Nel 1575 fu trasferita nel centro città nella chiesa dei SS. Domenico e Sisto per essere poi portata nel 1931  nella chiesa di S. Maria del Rosario a monte Mario, dove si trova ancora oggi, L'atteggiamento della Vergine è di preghiera, con le mani alzate, conformemente ai costumi dei cristiani dei primi secoli, come forma di preghiera più gradita al Signore. Il colore dell’abito è quasi completamente scomparso e il fondo dorato del dipinto mette in risalto l’espressione dolce del volto con grandi occhi espressivi che guardano in modo intenso e amorevole.
Una leggenda dell'XI-XII secolo, racconta che l'icona sarebbe stata trafugata da papa Sergio III dalla sede originale, per collocarla in Laterano, ma miracolosamente sarebbe tornata da sola a S. Maria in Tempulo, con conseguente pentimento del papa. Di questa Madonna si dice anche che impallidisse nei giorni della Passione. 

Madonna Advocata
tipo: Icona Aghiosoritissa detta “Madonna dell’Aracoeli” (XI secolo)
dove si trova: basilica di Santa Maria in Aracoeli
tecnica: Tempera su tavola; cm 82 x 51.5
Si hanno notizie di questa icona a Roma sin dall’ottavo secolo ma, andato perduto l’originale, fu sostituita nell’XI secolo da una delle numerose copie fatte precedentemente. La Madonna guarda l’osservatore leggermente voltata verso destra, la sua mano destra è alzata mentre la sinistra è appoggiata al petto ad indicare che intercede per tutti coloro che si rivolgono a Lei. Si attribuisce a questa immagine dell’Aracoeli la cessazione della peste a Roma nel 1348 e per riconoscenza fu costruita, con sottoscrizione popolare, la scalinata di 124 gradini, dell’omonima basilica. Si narra che l’icona piangesse nell’approssimarsi di qualche evento luttuoso.
Madonna Advocata e Cristo benedicente
tipo: Icona Aghiosoritissa (XI secolo)
dove si trova: Galleria Nazionale di Palazzo Barberini-Corsini
tecnica: Tempera su tavola rivestita di tela; cm 107 x 57,5
Opera di un pittore romano attivo tra il 1050 e il 1075, la Madonna è rappresentata a mezzo busto, col volto di tre quarti, ed esercita la funzione di Advocata (protettrice), colei che raccoglie le preghiere dei fedeli e intercede presso Gesù. Il volto è indulgente, ma è soprattutto nelle mani che si catalizza il suo potere d’intercessione: una poggia sul petto, l’altra è sollevata, col palmo rivolto verso l’esterno. Il Cristo, la cui presenza è insolita rispetto all’iconografia tradizionale, solleva una mano e poggia l’altra sull’aureola della Madre, in segno di benedizione. La cornice presenta sul bordo inferiore, l’iscrizione “SˉCˉAVIRGOVIRGINUM”, “Santa Vergine delle Vergini”, formula che entrerà a far parte delle litanie che si recitano a fine rosario. Originariamente si trovava nell’Oratorio di san Gregorio Nazianzeno, andato perduto, e dopo numerosi passaggi è alterne vicende è stata infine acquisita dallo stato italiano nel 1987 ed esposta nella Galleria Nazionale d'Arte Antica di palazzo Barberini-Corsini
Madonna Advocata
tipo: Icona Aghiosoritissa detta “Madonna di Edessa” (XII secolo)
dove si trova: chiesa dai Santi Bonifacio ed Alessio
tecnica: Tempera su tavola di cedro; cm 70 x 40
Questa icona riprende l’immagine della Madonna di S. Sisto, simile alle precedenti però con il busto leggermente piegato; anche questa presenta un ricco diadema. Secondo la tradizione sarebbe stata portata a Roma dal Metropolita Sergio di Damasco alla fine del X secolo e così sottratta alla distruzione iconoclasta, ma secondo studi recenti la sua esecuzione dovrebbe essere tra il XII e il XIII secolo, eseguita probabilmente da un artista di scuola romana o laziale. Il volto, grave e pensoso, è leggermente asimmetrico e allungato, di colore cupo schiarito sulle gote e sul mento; gli occhi sono grandi, a mandorla e hanno uno sguardo intenso e sereno.
Madonna Advocata
tipo: Icona Aghiosoritissa (XII secolo)
dove si trova: chiesa di Santa Maria in via Lata
tecnica: Tavola, cm 91 × 57.5
Questa immagine della Vergine è custodita in un grande tabernacolo sull’altare maggiore di S. Maria in via Lata ed è anche questa attribuita, secondo la tradizione, a S. Luca. E’ venerata con i due nomi scritti nella parte inferiore:”Fons Lucis” (Fonte di luce), o “Stella Maris” (Stella del mare), ma generalmente è invocata, fin dall’ottavo secolo, e conosciuta con il nome di “Madonna Advocata”. E’ dipinta su tavola, opera di un certo “Petrus pictor”. Secondo alcuni studiosi si può attribuire alla seconda metà del XII secolo, secondo altri è più antica; molto ben conservata, è un bell’esempio di pittura bizantina. Anche questa immagine riprende le fattezze della Madonna di S. Sisto cui è stata aggiunta la corona.
Madonna Advocata
tipo: Icona Aghiosoritissa detta “Madonna di Grottapinta” (XII secolo)
dove si trova: chiesa di San Lorenzo in Damaso
tecnica: Tempera su tavola di cedro; cm 70 x 40
Questa icona si trova nella cappella della concezione della chiesa di S. Lorenzo in Damaso ed è ritenuta opera romana della fine del XII secolo. In precedenza l’immagine era nella chiesa di San Salvatore ad Arco in piazza Campo dei Fiori, dalla quale fu trasferita prima del 1494; è anche indicata come Madonna di Grottapinta. E’ stata eseguita su tavola con fondo dorato e la S. Vergine anche qui è rappresentata secondo i il tipo iconografico già esaminato in precedenza. L’espressione del volto è molto decisa e seria; in un piccolo ovale, posto all’altezza del cuore, conserva le reliquie di quaranta martiri, di Felice Papa e dei SS. Marco e Marcelliano, come ricorda la scritta intorno all’immagine. Nell’agosto del 1635 fu portata solennemente in processione per la città.
Madonna "Salus populi romani"
tipo: Icona Aghiosoritissa (XII secolo)
dove si trova: basilica di Santa Maria Maggiore
tecnica: Dipinto su tela applicata su tavola cm. 117x79
L'icona della Vergine detta «Salus populi romani», secondo la leggenda, fu iniziata da S. Luca e terminata da un angelo; potrebbe risalire al secolo VIII, anche se la più antica menzione storica di essa è del XII secolo. La Vergine nell'atto di sostenere il figlio incrocia i polsi e con la mano sinistra regge la mappula, mentre la destra ha pollice, indice e medio allungati ad indicare la Trinità; l'anulare e il mignolo piegati indicano la natura umana e divina del Figlio. Inizialmente era posta in un'edicola alla sinistra dell'altare maggiore della basilica, poi nel XVI secolo, papa Paolo V la fece collocare nella cappella Paolina, dove ancora oggi si trova. Con quest'atto il Pontefice volle ringraziare la Vergine, come dice nella specifica bolla pontificia “per l'aiuto ricevuto dalla Vergine in molti difficili frangenti, per la sua particolare devozione e per i miracoli attribuiti a quell'immagine”. La Salus Populi Romani è infatti considerata la principale patrona di Roma e deve il suo nome alla consuetudine di trasportarla in processione per le vie romane quando si presentava qualche evento pericoloso per la città al fine di scongiurarlo o di invocarne la cessazione.
Madonna Advocata
tipo: Icona Aghiosoritissa detta anche “Madonna della Supplica” (XIII secolo)
dove si trova: chiesa di Santa Maria della Concezione in Campo Marzio
tecnica: Tempera su tavola di pioppo; cm 80 x 40
Questa icona di Madonna Advocata o della Supplica si trova sull’altare maggiore della chiesa di S. Maria della Concezione in Campo Marzio. Secondo un’antica tradizione, nell’VIII secolo arrivò a Roma una comunità di monache orientali, provenienti da Costantinopoli per sfuggire alle persecuzioni iconoclastiche portando con loro questa immagine della Madre di Dio che ritenevano opera di S. Luca. Papa Zaccaria I permise loro di stabilirsi in Campo Marzio presso una chiesetta consacrata alla Madonna. Tuttavia sembra da escludersi che quella qui conservata sia l'immagine originale; l’icona è senz’altro di epoca posteriore e databile tra il XII e il XIII secolo. Il tipo iconografico è simile ai precedenti: la Vergine si volge verso l’osservatore con uno sguardo dolce e un poco mesto.
Madonna di San Luca
tipo: Icona Odighitria detta anche “Madonna del Popolo” (XIII secolo)
dove si trova: chiesa di Santa Maria del Popolo
tecnica: Tempera su tavola, cm 112x95
La tradizione attribuisce la collocazione dell'icona in Santa Maria del Popolo a papa Gregorio IX che dopo l’epidemia di peste del 1231 restaurò ed ampliò l'edificio e vi pose l'icona miracolosa ritenuta dipinta da S. Luca, che prima si trovava nel Sancta Sanctorum in Laterano. L'origine potrebbe però essere in un'altra icona (di cui questa romana sembrerebbe una copia) conservata a Siena, nella Chiesa del Carmine: un'opera bizantina della metà del XIII secolo. Dell'autenticità del modello di questa icona senese, erano garanti i proprietari, cioè gli eremiti dell'ordine di S. Maria del Monte Carmelo in Terra Santa, che qui vivevano. Quando papa Sisto IV Della Rovere ricostruì interamente la chiesa nel XV secolo confermò che questa icona era immagine autentica di S. Luca e questa icona divenne di fatto più famosa del modello senese da cui derivava.
Madonna del Latte
tipo: Icona Galaktotrophousa (Allattante) detta anche “Madonna della Catena” (XIII secolo)
dove si trova: chiesa di San Silvestro al Quirinale
tecnica: Tempera su tavola; cm 144, 5 x 92
Al centro della cappella omonima, decorata con marmi intarsiati e stucchi c’è una nicchia con l’icona della Madonna, su sfondo dorato, che allatta Gesù Bambino (Galaktotrophousa), di scuola romana del XIII secolo. La Madre di Dio è vestita con un mantello (mophorion) di colore blu orlato d’oro, che le copre anche il capo. Con una mano porge il seno al Figlio e con l’altra sorregge Gesù che sembra essere senza peso. La Madonna guarda i fedeli come Madre della Chiesa che segue il destino di ogni suo figlio, e li interpella quasi a chiedere loro se siano disposti ad accogliere nella fede suo Figlio. Il Bambino Gesù veste una tunica rossa e un palio lumeggiato in oro. Alza la mano destra con il classico gesto non solo di benedizione, ma di rivelazione dei dogmi trinitario (un solo Dio in tre persone) e cristologico (vero Dio e vero uomo). La mano sinistra è appoggiata sul rotolo dei Vangeli per indicarci che è Lui la Luce del Mondo. L’icona è detta anche della Madonna della Catena per un fatto avvenuto nel XVII secolo, che vide un giovane perdere il senno e che per questo fu legato ai ceppi per due anni sino a quando, guarìto grazie all’intervento divino dell’immagine, offrì come ex voto le catene.
Madonna del Saluto
tipo: Icona Odighitria detta anche “Madonna di San Gregorio” (XIII secolo)
dove si trova: chiesa dei Santi Cosma e Damiano
tecnica: Tempera su tavola; cm 100 x 72
Posta sull’altare maggiore della chiesa dei Santi Cosma e Damiano, rappresenta la Madonna che regge il Bambino sul braccio destro, ha il capo inclinato e accoglie nella mano sinistra la piccola mano del Figlio in un gesto di affettuosa tenerezza. Il piccolo Gesù è raffigurato nell’atto di benedire con la destra. E’ detta anche Madonna di San Gregorio ma ambedue le definizioni derivano  dal miracoloso richiamo della Vergine rivolto a san Gregorio Magno. San Gregorio  era un devoto dell’immagine della Vergine ma un giorno passando per il Foro romano non si fermò a salutare la Vergine come era solito fare. Allora Lei gli apparve poco oltre e lo rimproverò dicendogli: Gregorio, perché più non mi saluti? Il Papa tornò indietro, entrò in chiesa, e le chiese scusa. Da allora fu chiamata la Madonna del Saluto.
Frammenti di Storie
Bibliografia
C. Rendina – Le chiese di Roma – Newton & Compton Editori – 2004
Ministero degli Interni – Fondo edificio per il Culto – Le Chiese – 2012
Touring Club – Chiese di Roma – 2012
Roma Sacra – Guida alle Chiese della Città eterna - Elio De Rosa editore – numeri vari
G. Gharib-Le icone mariane, storia e culto, Roma 1993
E. Sendler- Le icone bizantine della Madre di Dio, Milano 1995
L. Mugavero-Icone mariane antiche a Roma-Gli Scritti-2013
Ministero degli Interni_Fondo Edifici di Culto-Le Icone medievali di Roma e del Lazio-2012
Sergio Natalizia - 2017
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