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piazza Farnese

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piazza Farnese
Piazza principale del rione Regola, è uno degli angoli rinascimentali più suggestivi di Roma. E’ una piazza imponente, dominata dalla maestosità del palazzo che vi prospetta: la sua austerità, in netto contrasto con l’animazione e i colori dell’adiacente Campo de Fiori, è tale da mettere soggezione al visitatore che vi si immette provenendo da una delle strette vie che vi confluiscono.
salotti di Roma
La piazza prende il nome da palazzo Farnese, costruito nel XVI secolo per il cardinale Alessandro Farnese da alcuni tra i più grandi artisti dell'epoca, quali Antonio da Sangallo, Michelangelo Buonarroti, il Vignola e Giacomo Della Porta. La piazza si chiamò anche "del Duca" poiché Pier Luigi Farnese era Duca di Parma, e "piazza di Napoli" dai successivi proprietari del palazzo, i Borbone di Napoli, per poi tornare, in seguito, all'attuale denominazione. Il palazzo fu iniziato a costruire nel 1514 su disegni di Antonio da Sangallo il Giovane; con l'elezione del cardinale a pontefice (Paolo III) e con la morte del Sangallo (1546), i lavori furono continuati da Michelangelo, che definì l'assetto dei primi due piani, eresse il terzo ed abbellì la facciata con il balcone centrale ed il cornicione. Con l'avvento del Vignola quale responsabile della fabbrica (1550-73), fu completata la parte retrostante (le cui logge, però, furono realizzate da Giacomo Della Porta) e si iniziò la decorazione degli ambienti interni. La piazza fu pavimentata nel 1545, con ammattonato, come una sorta di pertinenza del palazzo, e attorno al 1626 Girolamo Rainaldi, disegnò le due fontane utilizzando le due vasche di granito egiziano provenienti dalle Terme di Caracalla. Gli edifici più rilevanti che vi affacciano, oltre Palazzo Farnese, sono la chiesa e il convento di santa Brigida, il palazzo del Gallo di Roccagiovane e palazzo Mandosi Mignanelli.
Piazza Farnese è completamente diversa sia per origine che per tradizione alla vicina campo de Fiori. Dominata dal grandioso palazzo tardo rinascimentale della famiglia Farnese, ha sempre avuto un aspetto aristocratico ed un clima affatto confusionario. Nacque infatti come naturale slargo davanti al palazzo e gran parte degli avvenimenti che vi si svolgevano erano legati alla vita e alle necessità dei proprietari. Anche gli ambasciatori francesi, presenti nel palazzo fin dalla prima metà del Seicento, utilizzavano a volte la piazza per organizzare delle feste in occasioni di avvenimenti importanti. In piazza Farnese transitavano frequentemente processioni e cortei, ma non fu mai sede di mercato, ad eccezione di quello settimanale della vendita di cavalli. Il palazzo, una delle ultime opere dell'architettura rinascimentale a Roma, è opera principalmente di Antonio Sangallo, cui subentrò prima Michelangelo e poi Giacomo Della Porta.
L'impatto visivo che si ottiene provenendo da una delle otto vie o vicoli che vi confluiscono è notevole sia per la maestosità di palazzo Farnese come pure per l'eleganza degli altri palazzetti. L'ampio spazio della piazza è ornato da due fontane gemelle in cui l'acqua zampilla da gigli in marmo, simbolo della famiglia Farnese, provenienti dalle Terme di Caracalla.
Palazzo Farnese è sicuramente il più bello tra i palazzi cinquecenteschi di Roma; il “dado” come veniva chiamato per la sua mole quadrata, era considerato nel settecento e ottocento una delle quattro meraviglie di Roma, insieme al Colosseo, Castel S. Angelo e il Pantheon. Quello Farnese è più di un palazzo: può essere invero definito la sintesi del periodo rinascimentale, un perfetto connubio tra potere e buon gusto. Il progetto originario si deve ad Antonio da Sangallo il Giovane, per incarico del cardinale Alessandro Farnese (futuro papa Paolo III), che tra il 1495 e il 1512 aveva acquistato il palazzo Ferriz e altri edifici che sorgevano nell'area. I lavori, iniziati nel 1514, si interruppero per il sacco di Roma nel 1527 e furono ripresi nel 1541, dopo l'ascesa al papato del cardinal Farnese. Dopo la morte del Sangallo nel 1546, i lavori furono proseguiti sotto la direzione di Michelangelo: a lui si deve il cornicione che delimita superiormente la facciata, il balcone sopra il portale centrale con il grande stemma e il completamento di gran parte del cortile interno. La morte del papa interruppe nuovamente i lavori nel 1549. Altri lavori, diretti dal Vignola, furono effettuati tra il 1565 e il 1575 e riguardarono la parte posteriore verso il giardino e le due logge; infine a Giacomo della Porta, chiamato dal secondo cardinale Alessandro Farnese, altro nipote del papa, si deve la parte posteriore con la facciata verso il Tevere, completata nel1589 e che avrebbe dovuto essere collegata con un ponte, mai realizzato, alla Villa Chigi (o "Farnesina"), acquistata nel 1580 sulla riva opposta. La decorazione interna è particolarmente raffinata. La "Camera del Cardinale" fu affrescata nel 1547 da Daniele da Volterra (fregio superiore), mentre la "sala dei Fasti Farnesiani" fu dipinta da Francesco Salviati tra il 1552 ed il 1556 e completata da Taddeo Zuccari a partire dal 1563. Ad Annibale Carracci si devono gli affreschi nel "Camerino", realizzati nel 1595 e nella "Galleria", con stucchi e dipinti mitologici realizzati insieme al fratello Agostino, tra il 1597 e il 1605: al centro della volta campeggia "Il trionfo di Bacco e Arianna". Nella "sala di Ercole" era conservata la statua dell'"Ercole Farnese", attualmente nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli insieme a numerose altre sculture della collezione Farnese. Dal 1874 il palazzo è sede dell'ambasciata francese. Acquisito dalla Francia nel 1911 fu successivamente riacquistato dallo stato italiano nel 1936, ma riaffittato per 99 anni alla Francia per una cifra simbolica.
Le due fontane furono costruite entro il 1626 per volontà della famiglia Farnese come ornamento della piazza antistante la propria residenza. Girolamo Rainaldi, autore del progetto, le realizzò riutilizzando due monumentali vasche di età romana in granito egizio, già presenti sulla piazza. La provenienza delle due vasche antiche non risulta del tutto chiara. Secondo diverse fonti arrivarono in piazza Farnese dalle Terme di Caracalla in tempi diversi e con alterne vicende: nel 1545, all’epoca della pavimentazione con ammattonato della piazza, una stampa testimonia la presenza di una sola conca collocata in asse con il portale dell'edificio e solo alla fine del Cinquecento il cardinale Alessandro Farnese ottenne che fosse trasportata nella piazza una seconda vasca, già in piazza S. Marco da più di un secolo e ritenuta proveniente anch'essa dalle Terme di Caracalla. Le due fontane presentano un identico schema: un bacino mistilineo in travertino, collocato su basamento ad un gradino, accoglie al centro la vasca ovale di granito egizio, ornata sui lati lunghi da una protome leonina centrale e da due maniglioni. Al centro della vasca si eleva un elaborato balaustro in travertino con piede circolare che sorregge una tazza marmorea sormontata da un giglio farnesiano. Apparentemente identiche, le due vasche romane in realtà si diversificano per dimensioni, decorazione e stato di conservazione delle superfici: la vasca della fontana collocata verso la chiesa di S. Brigida, più piccola e con superfici quasi perfettamente conservate, presenta segni di rilavorazione nelle protomi leonine,  riferibili al XVI secolo. L'altra vasca, con larghe zone di distacco dei materiali ed una delle maschere leonine quasi totalmente abrasa, non ha subito rimaneggiamenti e conserva, pertanto, più integra la lavorazione originaria.
La chiesa ed il convento di Santa Brigida fino al 1391 (anno della canonizzazione di santa Brigida), erano un ospizio per gli svedesi gestito direttamente da suor Brigida che vi morì nel 1373. La chiesa fu edificata durante il pontificato di Bonifacio IX (1389-1404) e fu restaurata nel 1513; rimasta abbandonata negli anni della Riforma e poi affidata da Paolo III, nel 1513, al Vescovo di Upsala Olaf Magnus. Successivamente Giulio III (1550-1555) destinò la chiesa con l’annesso ospizio alle convertite; infine Clemente XI (1700-17211) restaurò completamente l’edificio dandogli la forma attuale. La facciata, iniziata nel 1705, è caratterizzata da due colonne laterali staccate dal piano di fondo e dalle statue di santa Brigida e santa Caterina di Andrea Fucigna. Il campanile è del 1894. L'interno è a navata unica, con volta a botte, due altari laterali all'interno di nicchie, e presbiterio. La volta, affrescata da Biagio Puccini tra il 1709 ed il 1711, è dominata dalla Gloria di santa Brigida. Del medesimo Puccini sono le tele che decorano le pareti laterali con episodi della vita della santa titolare. Nell'altare di destra è collocata una copia di fine Seicento della perduta opera Madonna col Bambino di Annibale Carracci. Degno di nota è sicuramente il monumento funebre di Nicola Bielke che fu senatore di Roma dopo l’abiura del luteranesimo: l’opera è stata realizzata nel 1768 da Tommaso Righi su disegni di Pietro Camporese il Vecchio.
Oltre palazzo Farnese, la piazza mostra altri palazzi nobiliari di elegante architettura, realizzati a cavallo tra il Seicento ed il Settecento. Di fronte alla facciata di palazzo Farnese sulla destra si trova il palazzo del Gallo di Roccagiovane , eretto nel 1527 da Baldassarre Peruzzi ma completamente trasformato nel settecento da Alessandro Specchi, che si occupò anche del suo ampliamento e della costruzione dello scalone situato nel . La facciata principale presenta, al pianterreno, un alto portale d'ingresso fiancheggiato da colonne e sormontato da balcone con porta-finestra. All'interno si trovava un tempo una ricca collezione di opere antiche pregevoli tra cui la statua di “Meleagro col cane” ora nei Musei Vaticani. Sulla destra di palazzo Farnese si trova il seicentesco palazzo Mandosi Mignanelli la cui facciata, divisa in tre ordini, ispira un senso di nobile semplicità.
In città, oltre ai tanti monumenti che attirano l'attenzione dei turisti e dei romani, c'è la presenza discreta delle edicole sacre, per lo più dedicate alla Madre di Dio, che a Roma vengono chiamate "madonnelle". Sono la testimonianza di quella fede verso la Madonna che da generazioni e generazioni ha sempre caratterizzato la città eterna. A piazza Farnese ce ne sono ben tre, poste all'incrocio con vie o vicoli che confluiscono nella piazza.
angolo via del Mascherone (XIX secolo)
Una mensola scolpita, arricciata e dalle profonde scanalature, sorregge una cornice ovale di stucco dal bordo superiore aperto in due grandi volute.  All'interno, realizzata con la tecnica del mosaico policromo,  una delicata Madonna stringe tra le braccia il Bambino.
Angolo via dei Farnesi (XVII secolo)
Sul cornicione, due serafini sorreggono una cornice di stucco a forma di medaglione, poggiata sulle ali di un cherubino. L'immagine, dipinta su una lastra di ardesia, raffigura Gesù Bambino con S. Filippo Neri che si china a baciare il suo piedino, sotto lo sguardo benevolo della madre.
angolo via dei Baullari (XVIII secolo)
Sotto un baldacchino circolare in ferro, un ovale di stucco racchiude l'immagine della Vergine Maria, con vivaci vesti rosse ed un manto azzurro, che stringe amorevolmente tra le braccia il Bambino.

Bibliografia:
C. Rendina, D. Paradisi - Le Strade di Roma;
G. Carpaneto - Piazza Farnese;
M. Quercioli - Il Rione Regola;
G. Tesei - Roma nascosta e sconosciuta;
S. Gittarelli - Le Edicole sacre di Roma.
© Sergio Natalizia - 2013
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