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Trionfo di Galatea

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Trionfo di Galatea
(1511-1512) -  Raffaello Sanzio - Villa Farnesina

L'opera la cui tematica è ispirata ad un episodio delle Metamorfosi di Ovidio, venne realizzata da Raffaello nel 1511, nella sala  detta "della Galatea" situata al piano terra della villa Farnesina di Agostino Chigi. L'affresco di 295x225 cm, mostra l'apoteosi della ninfa che cavalca un cocchio a forma di capasanta trainato da due delfini, circondata da un festoso corteo di divinità marine (tritoni e nereidi) e vigilata, in cielo, da tre amorini che stanno per scagliare dardi amorosi contro di lei. Un quarto putto, a cui è rivolto lo sguardo di Galatea, tiene un fascio di frecce nascosto dietro una nuvola, a simboleggiare la castità dell'amore platonico. Galatea, che in greco significa "lei che ha la pelle bianco-latte", è una figura della mitologia greca, una delle Nereidi, le ninfe del mare, che avevano il compito di assistere i marinai. Il mito narra che Galatea fosse innamorata di Aci, un giovane bellissimo, e che il ciclope Polifemo, invidioso del  giovane e a sua volta innamorato della ninfa, un giorno avesse cercato di attirarla con il suono del suo flauto, simbolo di lussuria. Non essendo riuscito nel suo intento, sorpresa la coppia di amanti, scagliò infuriato un enorme  masso che raggiunse, uccidendolo, Aci. Come raccontato nelle Metamorfosi di Ovidio, Galatea, per tenere in vita il suo amore, trasformò il sangue di Aci in una sorgente e lui stesso divenne un dio fluviale.

Raffaello Sanzio

Raffaello Sanzio nato ad Urbino nel 1483, esordisce nella bottega del padre, Giovanni Santi, e nel primo periodo di attività dipinge sotto l'influenza dello stile del Perugino, da cui si stacca a partire dal 1500. Alla fine del 1504 si reca a Firenze con l'intento di studiare le opere di Leonardo da Vinci, Michelangelo ma lavora anche per la corte dei Montefeltro a Urbino, dipingendo molte tavole tra cui “San Giorgio e il drago”: l'esito più alto di questi anni è rappresentato dalla Deposizione di Cristo (1507, Galleria Borghese, Roma). Dal 1508, lavora a Roma per i papi Giulio II, che gli commissiona la decorazione di quattro stanze in Vaticano e Leone X che lo nomina prima "architetto della fabbrica di San Pietro" e quindi "conservatore delle antichità romane". Raffaello dipinge direttamente la prima e la seconda stanza (rispettivamente della “Segnatura” e di “Eliodoro”), poi, preso da molteplici impegni e assorbito da varie attività, dipinge solo una parte della terza stanza, la “Stanza dell'incendio di Borgo” (1514-1517), mentre la quarta, la “Stanza di Costantino”, viene realizzata soprattutto dagli allievi. Accanto ai lavori destinati al Papa esegue lavori per i nobili della corte tra i quali il banchiere Chigi, al quale fornisce cartoni per cartoni per gli affreschi  “Profeti e Sibille” e "Sibille e Angeli" in Santa Maria della Pace ed il progetto della cappella funeraria in Santa Maria del Popolo che insieme a Villa Madama testimonia la sua attività di architetto. Tra il 1514 e il 1517 Raffaello realizza dieci cartoni raffiguranti episodi della vita degli apostoli per gli arazzi della Cappella Sistina. Negli anni trascorsi a Roma non trascura pale d'altare, quadri di devozione e ritratti. Tra i quadri di soggetto religioso è doveroso ricordare la “Trasfigurazione” (1517-1520, Pinacoteca Vaticana), rimasta incompiuta alla morte di Raffaello e completata nella parte inferiore dall'allievo Giulio Romano: la tela costituirà un modello importante in cui il carattere spettacolare e drammatico, la novità e l'originalità dell'invenzione, saranno spunto insostituibile e fondamentale per numerosi pittori delle generazioni seguenti, in particolare per Caravaggio e Rubens. Un altro tema prediletto fu la Madonna (“Madonna di Foligno”,1511-12,Pinacoteca Vaticana; “Madonna Sistina”, 1514, Gemäldegalerie, Dresda; “Madonna della seggiola”, 1514, Palazzo Pitti). Tra i ritratti si ricordano quelli di Giulio II e di Leone X come pure i ritratti di donne, tra cui la “Velata” e la “Fornarina” (1518-19, Palazzo Barberini, Roma), entrambi dedicati all'amante dell'artista, la cui immagine è resa con delicatezza di tratto e verità rappresentativa. Raffaello muore a 37 anni, il 6 aprile del 1520 nel giorno del suo compleanno. "Quando Raffaello era in vita la Natura temette di essere vinta e ora che è morto teme di morire" (Pietro Bembo).

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