Castel S. Angelo
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Castel Sant'Angelo
Da monumento funerario ad avamposto fortificato, da oscuro e terribile carcere a splendida dimora rinascimentale, da prigione risorgimentale a museo, Castel Sant'Angelo incarna nei solenni spazi romani, nelle possenti mura, nelle fastose sale affrescate, le vicende della Città Eterna dove passato e presente appaiono indissolubilmente legati. Il Castello, attraverso una serie ininterrotta di sviluppi e trasformazioni che sembrano scivolare l'una nell'altra senza soluzione di continuità, ha accompagnato per quasi duemila anni le sorti e la storia di Roma.
Nato come sepolcro voluto dall'imperatore Adriano intorno al 123 d.C. in un'area periferica dell'antica Roma accolse le spoglie dei membri della dinastia imperiale fino a Caracalla. L'opera originale era molto diversa da quella che si può vedere oggi: era costituito da un grande basamento quadrato di 89 metri di lato ed alto 15 su cui si elevava un corpo cilindrico di 64 metri di diametro e di 21 di altezza, di travertino e peperino, tra una corona di statue, e al centro una statua dell'Imperatore raffigurante il Sole che guida una quadriga in bronzo.
Assolse questa sua funzione originaria fino al 403 d.C. circa, quando venne incluso nelle mura aureliane per volere dell'imperatore Onorio, che lo fece munire di mura turrite facendone una testa di ponte fortificata di là del Tevere, in grado di sostenere gli assalti durante le invasioni barbariche.
Il nome Castel Sant'Angelo trae origine da una antica leggenda secondo la quale durante l’epidemia di peste a Roma nel 590, il contagio terminò grazie all'apparizione di un angelo che si posò sopra il mausoleo e fece il gesto di riporre la spada nel fodero a simbolo della grazia concessa. Da quel giorno la mole fu chiamata Castel Sant'Angelo e sulla sua cima fu posto un angelo dapprima di legno, successivamente e più volte di marmo, fino all’attuale in bronzo scolpito dal fiammingo Werschaffelt nel 1753. Divenuto nel X secolo castello, iniziò una seconda vita nelle vesti di baluardo avanzato oltre il Tevere a protezione della città. Numerose famiglie romane se ne contesero il possesso, che sembrava garantire una posizione di preminenza nell'ambito del confuso ordinamento dell'Urbe: sarà roccaforte del senatore Teofilatto, dei Crescenzi, dei Pierleoni e degli Orsini: fu proprio un papa Orsini, Niccolò III, a far realizzare il Passetto di Borgo, che collega il Vaticano al Castello.
Assolse questa sua funzione originaria fino al 403 d.C. circa, quando venne incluso nelle mura aureliane per volere dell'imperatore Onorio, che lo fece munire di mura turrite facendone una testa di ponte fortificata di là del Tevere, in grado di sostenere gli assalti durante le invasioni barbariche.
Il nome Castel Sant'Angelo trae origine da una antica leggenda secondo la quale durante l’epidemia di peste a Roma nel 590, il contagio terminò grazie all'apparizione di un angelo che si posò sopra il mausoleo e fece il gesto di riporre la spada nel fodero a simbolo della grazia concessa. Da quel giorno la mole fu chiamata Castel Sant'Angelo e sulla sua cima fu posto un angelo dapprima di legno, successivamente e più volte di marmo, fino all’attuale in bronzo scolpito dal fiammingo Werschaffelt nel 1753. Divenuto nel X secolo castello, iniziò una seconda vita nelle vesti di baluardo avanzato oltre il Tevere a protezione della città. Numerose famiglie romane se ne contesero il possesso, che sembrava garantire una posizione di preminenza nell'ambito del confuso ordinamento dell'Urbe: sarà roccaforte del senatore Teofilatto, dei Crescenzi, dei Pierleoni e degli Orsini: fu proprio un papa Orsini, Niccolò III, a far realizzare il Passetto di Borgo, che collega il Vaticano al Castello.
Nel 1367 le chiavi dell'edificio vennero consegnate a papa Urbano V, per sollecitare il rientro della Curia a Roma dall'esilio avignonese. Da questo momento in poi Castel Sant'Angelo legò inscindibilmente le sue sorti a quelle dei pontefici, che lo adattarono a residenza in cui rifugiarsi nei momenti di pericolo; nel 1527 vi si rinchiuse Clemente VII per scampare alle soldatesche di Carlo V durante il “sacco di Roma” e grazie alla sua struttura solida e fortificata ed alla sua fama di imprendibilità il Castello ospitò anche l'Archivio ed il Tesoro Vaticani. Dopo l'occupazione francese della fine del XVIII secolo, non fu più dimora papale, ma caserma e prigione, ruolo che svolse anche durante il Risorgimento. Con l'avvento del governo italiano fu mantenuta la destinazione a prigione e caserma fino al 1901, quando se ne iniziò lo sgombero e fu trasformato in museo; ancora oggi è sede del Museo Nazionale di Castel S. Angelo.
uno sguardo da vicino
ponte S. Angelo
Ponte Elio, fu costruito nel 134 d.c. sotto l'imperatore Adriano da cui prese il nome, per accedere al Mausoleo dell'imperatore. Durante il Medio Evo il nome fu mutato in "Ponte San Pietro" in quanto rappresentava l'unico accesso diretto per giungere alla Basilica Vaticana. Il ponte assunse il nome attuale nel 590, come narra la leggenda, quando Papa Gregorio Magno durante una processione penitenziale, ebbe la visione, dell'angelo che sulla sommità della Mole Adriana rinfoderava la spada a significare che l'ira divina era cessata e, con essa, la pestilenza che affliggeva Roma. Da allora la denominazione "Sant’Angelo" si estese al ponte e al Mausoleo di Adriano, sui cui spalti venne innalzato il famoso angelo a ricordo dell'avvenimento. Nel 1533 vi furono erette le statue di S.Pietro e S.Paolo, opere rispettivamente di Lorenzetto e di Taccone, in sostituzione di due minuscole cappelline pericolanti e nel 1536, Paolo III affidò a Raffaello da Montelupo l'incarico di ornare il ponte con otto statue raffiguranti i quattro evangelisti e i quattro patriarchi, ma queste statue andarono presto in rovina. Un restauro generale del ponte fu curato dal Bernini per volontà di Clemente IX negli anni 1668-1669. I parapetti chiusi furono sostituiti da balaustrate di pietra e cancellate di ferro, mentre alle due statue già esistenti ne vennero affiancate altre rappresentanti angeli con i simboli della Passione. Partendo dal lato opposto al Castello, oltre le statue di S. Pietro e di S. Paolo si incontrano: l'Angelo con il flagello, l'Angelo con la corona di spine, l'Angelo con la veste e i dadi, l'Angelo con la croce, l'Angelo col cartiglio, l'Angelo con la spugna, l'Angelo con la lancia, l'Angelo con i chiodi, l'Angelo con il Volto Santo e l'Angelo con la colonna.
il Mausoleo
Il nucleo centrale di Castel S. Angelo, il “cilindro”, fu edificato tra il 123 ed il 139 d.C. per volontà dell’imperatore Publio Elio Adriano come tomba monumentale per sé, per i suoi familiari e per i suoi successori. Preservò tale funzione funeraria e celebrativa sicuramente fino al 217 d.C., quando vi furono deposte le spoglie dell’Imperatore Caracalla. Il Mausoleo sorgeva sulla riva destra del Tevere, in prossimità del colle Vaticano; un’area allora considerata suburbana, occupata quasi esclusivamente da giardini e da monumenti dell’epoca di Caligola e di Nerone. La Mole era collegata alla città, che si estendeva sull’altra riva, dal Ponte Elio, che divenuto poi Ponte sant’Angelo, si presenta oggi con una veste barocca grazie all’intervento di Gian Lorenzo Bernini e dei suoi collaboratori (1669-1671). Se poco o nulla resta della magnifica decorazione esterna del sepolcro dell’imperatore, allora costituita da lastre marmoree di rivestimento, paraste, rilievi e statue bronze e marmoree, poste a coronamento dei differenti piani, è ancora possibile osservare l’originale conglomerato interno del tamburo cilindrico, realizzato in opera cementizia, blocchi di tufo, travertino e peperino.
reperti del Mausoleo
la fortezza papale
Riadattato ad avamposto militare fin dal tempo dell’imperatore Aureliano (270-275 d.C.) che lo incluse nel sistema difensivo di Roma sfruttandone la posizione strategica, il Mausoleo subì nel corso dei secoli profonde modifiche, volte a trasformarla in una vera e propria fortezza. A parte alcune modifiche funzionali realizzate sotto il papato di Bonifacio IX (1389-1404), solo a partire dalla metà del Quattrocento, con Niccolò V (1447-1455), fu avviata la costruzione dell’appartamento pontificio, consistente in alcune sale addossate al nucleo centrale originale. Alla stessa epoca risale la progettazione delle quattro torri angolari della cinta quadrata, recanti i nomi degli evangelisti, la cui messa in opera fu poi portata a termine al tempo di Alessandro VI Borgia (1492-1503) a cui sono ascrivibili anche i lavori di sistemazione degli ambienti delimitanti il Cortile interno che da lui prende nome. Sul cortile affacciano le prigioni e i magazzini. Nel corso del XVI secolo il castello acquisì l’aspetto di residenza signorile, in quanto divenne alloggio occasionale dei papi. La dimora pontificia fu arricchita da Giulio II della Rovere (1503-1513) con la creazione della loggia verso il fiume e della Stufetta, poi decorata da Giovanni da Udine al tempo di Clemente VII Medici (1523-1534).
il Museo Nazionale di Castel S. Angelo
Quando il Castello entrò a far parte del demanio dello Stato Italiano nel 1870, fu utilizzato per decenni prima come carcere militare ed in seguito come caserma. Solo nel 1925 fu istituito Il Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo a seguito di una lunga ed articolata gestazione. Si effettuarono i lavori di restauro dell'edificio con l'abbattimento delle piccole costruzioni addossate al Passetto di Borgo e con il restauro della Sala Paolina e della Biblioteca, i due maggiori ambienti di rappresentanza. Le prime collezioni del museo comprendevano reperti provenienti dagli scavi effettuati nei pressi del monumento. Poi, con la sistemazione delle altre sale, arredate con mobili e suppellettili provenienti dalle numerose donazioni da parte di privati, si aggiunsero ceramiche, e soprattutto dipinti di notevole valore artistico.
la terrazza dell'Angelo
La Terrazza dell’Angelo, è il punto accessibile più alto del castello; il suo nome è legato alla colossale statua dell’Arcangelo Michele opera di Peter Anton van Verschaffelt. Accanto alla statua è posta la Campana della Misericordia. La terrazza è stata a lungo scenario dei fuochi di artificio, o “Girandole”, come le definì Michelangelo, note in tutta Europa fin dalla fine del XV secolo, che si tenevano sulla sommità del castello in occasione di elezioni pontificie e ricorrenze religiose o cittadine, come il 29 giugno, festa dei santi Pietro e Paolo, patroni di Roma. La terrazza costituisce uno degli affacci più belli sulla città, infatti la vista si apre quasi a 360 gradi sul centro della Roma storica, che si stende ai piedi del castello, al di là del Tevere.
Bibliografia:
C. Rendina - Enciclopedia di Roma;
C. Rendina - La grande guida dei monumenti di Roma
W. Pocino - Le curiosità di Roma;
www.castelsantangelo.com
http://castelsantangelo.beniculturali.it
C. Rendina - Enciclopedia di Roma;
C. Rendina - La grande guida dei monumenti di Roma
W. Pocino - Le curiosità di Roma;
www.castelsantangelo.com
http://castelsantangelo.beniculturali.it
© Sergio Natalizia - 2013