Rione Campo Marzio
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Le fontane di Campo Marzio
Fontana del "Babuino"
Il "Babuino" è una statua raffigurante un sileno sdraiato, che per la sua bruttezza fu così ribattezzato dal popolo perché ricordava appunto una scimmia; il nome di “Babuino” divenne così diffuso da far cambiare anche il nome alla strada in cui si trova, che da via Paolina, in quanto aperta da papa Paolo III, fu denominata via del Babuino. La statua fa parte di una fontana, originariamente addossata alla facciata principale di palazzo Grandi, realizzata nel 1576. Nel 1738 la statua fu spostata sulla sinistra dell’edificio, a causa di lavori di restauro del palazzo, divenuto nel frattempo di proprietà dei Boncompagni Ludovisi, ed inserita in una nicchia a bugnato rustico, accanto a due delfini. Nel 1877 la fontana fu smontata e il sileno collocato nel cortile interno del palazzo, divenuto proprietà dei Cerasi. La vasca fu invece posta in via Flaminia, ed utilizzata come abbeveratoio. Nel 1957 infine la statua del Babuino e la vasca vennero di nuovo riunite ed utilizzate come fontana, che venne collocata in una nuova posizione poco lontana da quella originaria, di fianco alla facciata della chiesa di S. Attanasio dei Greci. La statua del Sileno nella tradizione popolare è entrata a far parte del gruppo delle "statue parlanti" (insieme a Pasquino, Marforio, Madama Lucrezia e Abate Luigi) che costituivano il "congresso degli arguti", su cui erano affisse abitualmente le lamentele anonime dei romani, note come pasquinate.
Fontana degli Artisti
La fontana fa parte del gruppo di dieci fontanelle artistiche destinate ad abbellire ed approvvigionare il centro storico della città. Realizzata da Pietro Lombardi e inaugurata nel 1927, rappresenta il rione di Campo Marzio nella raffigurazione di Via Margutta. In questa via fin dal XVI secolo c'erano stati studi o residenze di pittori, scultori, scrittori e poi fotografi. All'interno di un arco di marmo c'è una nicchia nella quale si trova il corredo dell'artista: cavalletti, maschere scolpite, compassi, sgabelli e, in alto, un recipiente con pennelli e martelli da scultore di grandezze e forme diverse. L'acqua esce dai mascheroni e dagli snodi dei compassi e si raccoglie in una vasca sollevata dal piano stradale.
Fontane dell'Ara Pacis
E’ la fontana del complesso che protegge l'Ara Pacis, opera di Richard Meyer del 2006. Si compone di una vasca con sedici zampilli verticali che sfiora i bassi muretti di travertino posti ai lati e, sullo sfondo, della finta roccia che decora il muro di confine con il lungotevere. Secondo l’architetto Meyer, rappresenterebbe una "barriera visiva e sonora" tra la nuova piazza ed il traffico sul lungotevere e l'"elemento unificante tra le componenti storiche delle chiese e del museo d'età romana ed il nuovo intervento architettonico".
Fontana della Botticella
Realizzata nel 1774, è l’emblema della Confraternita degli Osti e Barcaioli di Ripetta; qui infatti venivano scaricate le botti del vino proveniente per via fluviale dall’alto Lazio. Alimentata all’Acquedotto Vergine era originariamente addossata alla facciata di Palazzo Valdambrini, demolito per l’apertura di piazza Augusto Imperatore tra il 1935 e il 1940, la fontana venne ricostruita in una nicchia che fiancheggia la chiesa di San Rocco. E’ costituita dalla testa di un giovane, con il berretto tipico della categoria dei facchini, che sporge da una valva di conchiglia; dalla bocca esce l’acqua, che si riversa in una vasca semicircolare sospesa su scogli. Attraverso due cannelle alla base della vaschetta, l’acqua passa in un catino rettangolare che la immette in una botticella disposta orizzontalmente in una piscina a fil di terra.
Fontana del Navigante
La fontana venne commissionata per ornare l’emiciclo sovrastante il nuovo Porto di Ripetta, voluto da papa Clemente XI Albani) e costruito nel 1704 da Alessandro Specchi, con la collaborazione di Carlo Fontana. La fontana, opera di Filippo Bai, fu realizzata con il travertino proveniente dalle arcate del Colosseo crollate per il terremoto del 3 febbraio 1703. Dopo il 1870, a seguito dei lavori per la sistemazione del Lungotevere, il porto di Ripetta fu demolito e la fontana venne smontata e riposta nei magazzini comunali. Venne rimontata nel 1930, con qualche variazione, in piazza del Porto di Ripetta: uno scoglio su cui poggia una tazza a forma di valva di conchiglia raccoglie l’acqua che fuoriesce dalle bocche e dalle code intrecciate di due delfini e direttamente dallo scoglio con un getto a ventaglio. La scogliera è sormontata da tre monti e dalla stella (in ferro battuto), simboli araldici della famiglia Albani. A metà settecento, la stella venne inglobata da una lanterna in ferro, che simile a un piccolo faro facilitava la navigazione notturna delle barche.
Fontana del Trullo
Le due fontane sarcofago sono parte dell’arredo monumentale della piazza e ne completano l’assetto definitivo progettato dal Valadier. Si trovano entrambe nella testata nord della piazza: una delle due è addossata alla chiesa di Santa Maria del Popolo, l’altra all’opposta caserma “Giacomo Acqua”. Il sarcofago addossato alla chiesa, reca il ritratto di due coniugi e risale alla metà del secolo III d. C., mentre l’altro, in cui è raffigurato un personaggio maschile togato, è databile all’ultimo quarto dello stesso secolo.
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