Piazza Navona
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Le fontane di piazza Navona
Nata come stadio ai tempi dell’imperatore Domiziano, divenuta luogo di mercato e spazio ideale per feste, corse e giostre, piazza Navona è un autentico salotto barocco. La monumentalità della piazza è completata dalle tre fontane collocate alle due estremità e al centro della piazza.
Fontana del Moro
La fontana è posta nell’estremità meridionale di piazza Navona, di fronte al palazzo Pamphilj. Il bacino in marmo, realizzato nel 1574 da Giacomo della Porta durante il pontificato di Gregorio XIII Boncompagni, era originariamente decorata da gruppi di tritoni, draghi e mascheroni. Nel 1652 Innocenzo X Pamphilj incaricò Gian Lorenzo Bernini di rinnovare la fontana cinquecentesca e venne così realizzata una piscina che ricalcava il disegno della precedente vasca al cui centro venne collocata, nel 1655, una statua scolpita da Giannantonio Mari, su progetto del Bernini stesso, conosciuta come il "Moro" a causa dei suoi tratti somatici; in realtà essa raffigura un muscoloso tritone che sta trattenendo a viva forza un delfino che cerca di sfuggire, dalla cui testa sgorga l’acqua, che fuoriesce all’altezza delle gambe della statua. In corrispondenza dei quattro lati curvi della vasca ci sono quattro tritoni che soffiano entro conchiglie da cui escono zampilli d'acqua. Intorno alla vasca c'è un bacino posto al livello della piazza, che ha la stessa forma della vasca della fontana.
Fontana dei Quattro Fiumi
La fontana fu edificata per dare una degna sistemazione in piazza Navona all'obelisco proveniente dal Circo di Massenzio. Infatti il papa Innocenzo X aveva in mente il progetto di far eigere una nuova fontana al centro della piazza, in sostituzione della semplice vasca che fungeva da "beveratore delli cavalli". Il progetto in un primo momento fu affidato al Borromini, ma Gian Lorenzo Bernini, allora in disgrazia presso il papa, o meglio, presso Donna Olimpia, riuscì a riguadagnare il favore della potente donna e a soppiantare il rivale con uno stratagemma: fece pervenire ad Olimpia un modellino d'argento della fontana. Il pontefice, vedendo "per caso" il modellino, ne rimase entusiasta e trasmise l'ordine al Bernini. Secondo fonti dell'epoca, il modello piacque perché era fuso in argento e, soprattutto, perché fu lasciato in regalo all'avida "Pimpaccia". La presenza dell'obelisco sulla fontana fu richiesta espressamente dal papa, dopo che questi si recò in visita a S. Sebastiano il 27 aprile del 1647 e lì, presso il Circo di Massenzio, vide "per terra un obelisco grandissimo". Le iscrizioni in geroglifico, sulle quali appare il nome di Domiziano, provano che originariamente l'obelisco era situato presso il Tempio di Iside (insieme a quello di piazza della Rotonda, quello in viale delle Terme di Diocleziano e in piazza della Minerva) e soltanto successivamente trasferito da Massenzio nel suo Circo. L'obelisco, di granito e alto 16,54 metri, fu innalzato il 12 agosto 1649 sopra un alto basamento, affinché apparisse ancora più elevato, al di sopra dello scoglio. La Fontana dei Fiumi, inaugurata nel 1651 e realizzata grazie ai proventi di tasse su pane, vino e analoghi generi di consumo, risulta senza dubbio uno dei monumenti più belli e famosi della Roma barocca e rappresenta i quattro grandi fiumi allora conosciuti, il Gange, il Nilo, il Danubio e il Rio della Plata. Quattro statue di marmo bianco, alte cinque metri, situate su masse sporgenti di travertino attorno al monolite, rappresentano i quattro fiumi: il Nilo, opera di Giacomo Antonio Fancelli, presenta la singolarità di avere la testa velata perché le sue sorgenti erano allora sconosciute, anche se per il popolo, invece, esprimeva il disprezzo del Bernini per la vicina chiesa di S. Agnese in Agone, progettata dal suo rivale Borromini, come anche il braccio alzato a protezione della testa del Rio della Plata, opera di Francesco Baratta, esprimeva il timore ironico dell'artista che la chiesa potesse crollare. Tali dicerie sono però destituite da ogni fondamento perché Bernini completò la fontana prima che Borromini iniziasse la chiesa. Infine, il Gange è opera di Claude Poussin mentre il Danubio è di Antonio Raggi. Lo stemma araldico della famiglia papale decora la roccia piramidale dell'obelisco: secondo l'iscrizione voluta da Innocenzo X, il monumento intende magnificamente offrire "salubre amenità a chi passeggia, bevanda a chi ha sete, occasione a chi medita".
Fontana del Nattuno
La fontana, nota anche come fontana dei "calderari", dai commercianti che vendevano i recipienti di rame nella vicina piazza di S. Apollinare, si trova nell’estremità settentrionale di piazza Navona. Il disegno di questa fontana fu commissionato a Giacomo Della Porta nel 1574, ma il progetto originariamente prevedeva un semplice abbeveratoio che fu sostituito nella metà del seicento dall'attuale bacino, fatto costruire dal Bernini sul modello di quella della fontana del Moro situata all'opposta estremità della piazza. La decorazione della vasca, che doveva essere analoga a quella della sua gemella, con tritoni e mascheroni, non venne però realizzata. Solo dopo l’avvento di Roma Capitale, nel 1873 il Comune affidò la realizzazione del gruppo centrale con Nettuno in lotta con una piovra allo scultore Antonio Della Bitta e gli otto gruppi laterali con nereidi, cavalli marini, putti e delfini alternati a Gregorio Zappalà. Il dio Nettuno, al centro, è intento a infilzare una piovra su uno scoglio. In corrispondenza dei lati semicircolari si alternano animali acquatici e nereidi, ninfe del mare, a gruppi di putti con pesci che sputano acqua nel bacino sottostante.
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