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S. Maria della Consolazione

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S. Maria della Consolazione
La chiesa è legata all’immagine della Madonna della Consolazione affrescata su un muro del vico Jugario nel 1385. Essa confortava i condannati a morte la cui esecuzione avveniva presso la Rupe Tarpea, alle pendici del Campidoglio. Nei secoli la chiesa è divenuto uno dei più frequentati santuari mariani di Roma; a questa Madonna ricorsero per “consolazione” colpevoli e innocenti, malati e chirurghi del vicino ospedale, confraternite e singoli fedeli, santi e peccatori.
la storia
La chiesa sorge tra i colli Campidoglio e Palatino accanto alla Rupe Tarpea, dove fin dall'antichità e per tutto il XVI secolo venivano eseguite le condanne a morte. Era quella, zona di ospedali, chiese e confraternite. La sua storia ha origine da una tradizione legata all'immagine della Madonna della Consolazione, fatta affrescare su un muro del Vico Jugario dal nobile Giordanello degli Alberini nel 1385 e che doveva confortare e consolare gli ultimi istanti dei condannati a morte: da qui il nome della chiesa.
Si narra che il 26 giugno 1470 un giovane, ingiustamente accusato di omicidio, venne miracolosamente salvato dalla forca dopo essersi appellato alla Vergine. Diffusasi la notizia del prodigio, il culto della Madonna si intensificò rendendo necessario assicurare all'immagine un luogo di culto dignitoso, al riparo dalle intemperie. Raccolte le offerte dei fedeli e con gli aiuti della famiglia Della Rovere, nacque la primitiva chiesa della Consolazione. Edificata in soli quattro mesi e consacrata il 3 novembre 1470, era piccolissima. L'icona mariana fu staccata dal muro originario e posta nella chiesa. La decorazione della chiesa fu affidata ad Antoniazzo Romano. Presto si verificò la necessità di ampliare il santuario e nel 1583 il cardinale Alessandro Riario commissionò a Giacomo della Porta la costruzione della cappella maggiore e dell'altare per accogliere decorosamente l'immagine mariana, dando avvio ad una ricostruzione generale della chiesa, affidata poi a Martino Longhi il Vecchio. Nel 1585 l'altare maggiore era terminato. Nel nuovo disegno unitario del Longhi furono preservate le antiche cappelle Mattei e Pelucchi, edificate nel corso del secolo. Nel 1600, alla morte dell'architetto, la chiesa si presentava con tre navate e otto cappelle laterali; la facciata, rimasta incompleta, fu terminata solo nel 1827 da Pasquale Belli. Alla fine dell'Ottocento, la cappella alla testata della navata sinistra accolse icona e arredi della Madonna delle Grazie mentre la cappella corrispondente nella navata destra accolse una copia dell'icona di S. Maria in Portico. Negli anni quaranta del novecento, per l'abbassamento del livello stradale, si rese necessaria la costruzione di una scalinata.
la facciata
La facciata in travertino si leva su di un’ampia scalinata moderna ed è a due ordini: quello inferiore, ripartito da lesene corinzie in cinque campate, e con tre portali, è dovuto al Longhi; quello superiore, compiuto nel 1827 da Pasquale Belli nello stesso stile, è a tre campate e si raccorda all’attico del primo ordine, sul quale si trovano statue di santi.
gli interni
L’interno è a tre navate divise da pilastri, ed ha tre absidi e cinque cappelle per lato.

3. Cappella Mattei
La cappella fu fatta erigere da Giacomo Mattei e contiene un ciclo pittorico sulla passione di Cristo, opera di Taddeo Zuccari (1529-1566), esponente del manierismo a Roma. Sulla parete centrale si trova la Crocifissione, con cornice di stucco, e ai lati due figure di Profeti; sulla parete sinistra si trova la Flagellazione di Cristo, nella parte superiore Cristo dinanzi a Pilato, Cristo condotto dinanzi ad Anna, la Lavanda dei piedi, la cattura di Cristo; nella volta si trovano gli affreschi Orazione nell’orto e l’Ultima cena; nei quattro esagoni più piccoli sono raffigurati i quattro Evangelisti, S. Giovanni, S. Marco, S. Matteo e S. Luca; sulla parete destra si trova un affresco in cui Pilato mostra Cristo al popolo, mentre al centro del pavimento si trova una pietra circolare con il sepolcro della famiglia Mattei.
4. Cappella Pelucchi
La cappella fu fatta realizzare da Andrea Pelucchi di Città di Castello qui sepolto insieme alla moglie Lucrezia dei Conti Pierleoni a metà del XVI secolo. È ricca di stucchi e pitture e i monumenti funebri sono corredati dei busti dei defunti entro nicchie.  La pala dell'Altare raffigura la Madonna in trono e santi, di Livio Agresti (1508-1580), allievo di Perin del Vaga. Le tele laterali raffigurano la vocazione di S. Pietro e di S. Andrea (fine del XVI secolo), e  il martirio di Sant'Andrea, del secolo XVIII.
5. Cappella degli "Affidati"
Progettata da Antonio Ferreri, eretta nel 1583 sotto il patronato della Compagnia dei Pastori, come indicato nell'iscrizione sulla cancellata in ferro battuto. Affidati erano detti i proprietari di bestiame o masserie. I dipinti ad affresco e su tela sono opera di Giovanni Baglione (1572-1644).
6. Sagrestia
Vi è conservata una Pietà: si tratta di un Cristo, in atto di ergersi a mezza figura fuori del sarcofago, e allargante le braccia quasi per mostrare le mani ferite. Viene fatta risalire alla fine del quattrocento ed è stata attribuita ad Antoniazzo Romano.
7. Cappella di S. Maria delle Grazie
Progettata da Augusto Carnevali per ospitare pitture, marmi, altare e icona provenienti dalla chiesetta di Santa Maria delle Grazie, distrutta nel 1876. L'icona duecentesca della Madonna delle Grazie, rubata negli anni sessanta del novecento, è stata sostituita con una copia moderna.
8. Cappella Maggiore
Voluta dal cardinale Alessandro Riario nel 1585, progettata da Giacomo della Porta, fu poi eseguita da Martino Longhi il Vecchio e decorata da Cristoforo Roncalli. Entro un'edicola sull'altare è la venerata immagine della Madonna della Consolazione, ritenuta opera di Antoniazzo Romano.
9. Cappella S. Maria in Portico
Venne edificata nella seconda metà dell'ottocento con le elemosine degli infermi. Al di sotto del baldacchino è posta una copia dell'antica effige proveniente da S. Maria in Portico e ora nell'abside della chiesa di Santa Maria in Campitelli.
10. Cappella dei "Vignaroli"
Era in origine una piccola stanza dove si vendevano candele ed ex voto. Trasformata nel 1559 da Paolo di Castro, fu in seguito ceduta alla Compagnia dei Vignaroli (custodi e lavoratori di vigne) e dei Cavatori di pozzolana. Completamente affrescata agli inizi del XVII dal Pomarancio (1580-1640), presenta nella parete di fondo una tela dall'inconsueta iconografia, con il Battista adulto a colloquio con la Vergine.
11. Cappella dei "Pescatori"
La cappella fu dedicata nel 1618, dall'Università dei Pescatori, a sant'Andrea, l'apostolo pescatore loro protettore. Fu progettata da Martino Longhi il Vecchio e decorata da Marzio di Colantonio (1560-1620). A sant'Andrea è dedicata anche la cancellata seicentesca in ferro battuto. Di carattere devozionale è la scultura collocata entro una teca raffigurante un Ecce Homo, proveniente dalla chiesetta di S. Maria delle Grazie.
12. Cappella dei "Garzoni degli Osti"
La cappella, dedicata a Maria SS. Assunta, fu concessa nel 1575 all'Università dei Garzoni degli Osti, che la fece decorare e vi svolse le proprie celebrazioni. La decorazione ad affresco fu eseguita da Francesco Nappi ( 1565-1630) nel 1620. La cappella è protetta da una pesante cancellata in ferro battuto. Nel 2010 la pala d'altare è stata mutilata: ne rimane soltanto la parte superiore.
13. Cappella Sacchi
La cappella, dalla semplice decorazione, fu ornata nel 1615 per volere di Antonio Bernardino Sacchi, qui sepolto assieme alla moglie Vittoria il cui fratello, il cardinale Pompeo Arrigoni, fu un benefattore dell'Ospedale della Consolazione e lasciò offerte per la celebrazione di messe in questa cappella.
14. Cappella Dondoli
Voluta dall'avvocato concistoriale Sigismondo Dondoli da Pistoia, la cappella è dedicata alla Vergine Immacolata e ne è protagonista la grande pala marmorea collocata sull'altare. Quest'ultima fu eseguita in fasi e da artisti diversi: il gruppo della Madonna col Bambino e S. Caterina preesisteva nella chiesa sin dal 1539 e la sua esecuzione è opera di Raffaello da Montelupo (1505- 1556), allievo di Michelangelo. Nel 1584 furono aggiunte le figure di S. Sigismondo, e quella di Dio Padre benedicente.
Dietro l'abside della chiesa è situata una edicola dove vi è dipinta la "Madonna delle Grazie", opera di Niccolò Berrettoni, risalente al 1658 e definita "Consolatrix Afflictorum", come recita anche l'iscrizione. Fu qui posta a memoria e riconoscenza per la liberazione della città da una terribile pestilenza, come si legge nell'epigrafe: "CHR(ist)O REDEMPTORI AC SANCTISSIMAE EIUS GENITRICI MARIAE URBE A PESTILENTIA LIBERATA GLORIA SEMPITERNA". Il dipinto, racchiuso da una cornice quadrata, rappresenta la "Madonna col Bambino" con il braccio alzato benedicente. Sopra la cornice vi è un baldacchino a spicchi orlato con frange ed al di sotto vi è dipinta, direttamente sul muro, una raggiera con nuvole e cherubini. L'edicola fu restaurata nel 1787 e fu in questa occasione che vi fu aggiunta l'altra iscrizione rivolta ai passanti: "QUI CON DIMESSA FRONTE O PASSEGGIER T'ARRESTA QUI DELLE GRAZIE È IL FONTE DI DIO LA MADRE È QUESTA MIRALA PIANGI E PREGA CHE ELLA A DEVOTI SUOI GRAZIE NON NEGA A D MDCCLXXXVII".
Leggende e Curiosità
Il miracolo della Madonna della Consolazione
Il monte Tarpeo, nella storia di Roma, è stato uno dei luoghi riservati alle esecuzioni capitali. E’ noto come nell’antica Roma i traditori della patria fossero fatti precipitare dalla Rupe Tarpea, ma l’area del Campidoglio anche nei secoli successivi assistette alle esecuzioni dei condannati, per lo più tramite impiccagione.
Nel 1385, il nobile Giordanello degli Alberini, in attesa di venire giustiziato, dispose nel suo testamento il lascito di due fiorini d'oro affinché fosse qui dipinta un'immagine di Maria Vergine: i condannati, secondo l’intenzione di Giordanello, prima di venire giustiziati, vedendo quell'immagine, avrebbero detto una preghiera e attinto coraggio per quegli ultimi istanti di vita: quella Madonna sarebbe stata per loro datrice di consolazione.
La piccola icona fu realizzata sul muro esterno di un granaio appartenente alla famiglia Mattei, che si trovava proprio sotto la Rupe Tarpea, e qui vi rimase per quasi un secolo. Fu, questa, una delle tante immagini di Madonna che Roma cristiana dei secoli scorsi amava far dipingere ed esporre su palazzi o agli spigoli degli incroci, come a rappresentare una garanzia cli protezione divina agli abitanti e richiamo di religiosità ai passanti.
Il 26 giugno 1470 un fatto strepitoso richiamò l'attenzione di molti romani a quell'immagine.
Era stato accusato di omicidio, assieme ad altri, un giovane. I suoi compagni l'avevano proclamato innocente, lui sottoposto alla tortura, s'era confessato colpevole, pur essendo effettivamente innocente, e condannato alla forca.
Per arrivare al luogo dell'impiccagione sul monte Tarpeo, la carretta che trasportava i condannati dalle carceri doveva passare accanto alla sacra immagine. Il giovane condannato alzò occhi imploranti, a quel volto di Madonna affrescata e La invocò che si facesse luce sulla sua innocenza; continuò poi quelle preghiere che aveva iniziato davanti all'edicola sino al luogo del supplizio. Quando la corda strinse il collo si constatò che non stava soffocando nonostante penzolasse e quindi venne immediatamente liberato. Il giovane raccontò che la Madonna gli aveva parlato, dicendo "Vai, perché sei consolato!", e una mano invisibile lo aveva sostenuto. Subito si sparse per la città la notizia dello straordinario prodigio del giovane non strangolato dal capestro. Il popolo, preso dall'entusiasmo, accorse a vedere l'immagine mariana e alla curiosità subentrò la devozione. Da allora s'intensificò la venerazione a quell'immagine che s'incominciò a chiamare la “Madonna della Consolazione”.
Di giorno in giorno andò crescendo il numero dei devoti di quest'immagine e iniziarono ad affluire doni e offerte per grazie ricevute. Crescendo la devozione, si impose la risoluzione di assicurare un più dignitoso culto all'immagine del miracolo, troppo esposta alle intemperie. Se ne interessò particolarmente la Confraternita di S. Maria in Portico, che con l’ausilio delle molte offerte di diverse Corporazioni di Arti e Mestieri, dette avvio alla costruzione di una piccola chiesa che fu consacrata il 3 novembre 1470. L’icona mariana fu staccata dal muro originario e posta nella chiesa che, ampliata più volte e infine riedificata nel XVI secolo, è l’attuale S. Maria della Consolazione.


Bibliografia:
Mariano Armellini-Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX-1891;
C. Rendina - Le Chiese di Roma-Newton Compton-2004;
Comune di Roma-www.060608.it;
P. Ferdinando da Riese- S. Maria della Consolazione-1999;
www.chiesadellaconsolazione.it
www.laboratorioroma.it

© Sergio Natalizia - 2021
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