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Chiostro Ss Quattro Coronati

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il Chiostro dei Ss. Quattro Coronati
La basilica dei Ss. Quattro Coronati è sicuramente uno dei tesori nascosti di Roma; si tratta, infatti, di uno dei complessi più ricchi di storia, arte e spiritualità della città. Situato sulle pendici del colle Celio, con il suo aspetto imponente, simile a una fortezza, suscita un forte impatto visivo, soprattutto se si arriva dalla valle del Colosseo. Oltrepassata la torre d’ingresso si è subito immersi in una atmosfera medievale che ci riporta indietro nel tempo e lontano dal caos della città moderna. In questo luogo, dove la storia si è stratificata nell’architettura e nelle decorazioni, è possibile ammirare oltre alla chiesa dedicata ai quattro martiri della leggenda cristiana, con la sua pavimentazione cosmatesca, l’incantevole chiostro duecentesco con la piccola Cappella di S. Barbara, la Stanza del Calendario e la Cappella di S. Silvestro con i suoi dipinti bizantini e gli affreschi dell’Aula Gotica.
chiostri di Roma
La basilica dei SS. Quattro, dedicata ai quattro marmorari dalmati martirizzati sotto Diocleziano, fu prima ricostruita da Onorio I nel VII secolo e quindi completamente rinnovata nel IX secolo da Leone IV. Durante il Sacco del 1084 i Normanni di Roberto il Guiscardo devastarono tutta la zona del Celio e procurarono danni gravissimi anche alla chiesa, che venne successivamente ricostruita in forme ridotte da Pasquale II nel 1100. Il complesso, affidato ai Benedettini nel 1138, passò in seguito ai Camaldolesi e, nel 1560, alle suore Agostiniane, che tuttora vi risiedono. Si accede al chiostro dalla navata sinistra della basilica; scavi archeologici hanno rivelato che antecedentemente a quello odierno, risalente alla prima metà del XIII secolo, esisteva un altro chiostro di pianta quadrata addossato direttamente al muro esterno dell'ex navata della basilica leonina. Questo primo chiostro, insieme al muro della basilica cui si appoggiava, fu demolito al momento della realizzazione del chiostro attuale. Non si conosce l'autore del chiostro, anche se qualche studioso ha fatto il nome di Pietro de Maria, l'artefice del chiostro dell'abbazia di Sassovivo, che fino al Quattrocento era officiata dagli stessi Benedettini di questo monastero. Chiunque sia stato il suo autore, ha il merito di aver realizzato un'opera comunque originale, che segna l'evoluzione del chiostro medioevale. Oltre a ripropone tutti gli elementi tipici di quelli precedenti, ne anticipa già di nuovi come appunto la decorazione a mosaico, che comparsa qui per la prima volta, diventerà l'elemento ornamentale caratterizzante degli altri due chiostri posteriori di S. Giovanni in Laterano e di S. Paolo fuori le Mura.
Il chiostro duecentesco occupa un'area di forma leggermente trapezoidale ed è formato da quattro corridori, originariamente a un solo piano e coperti da un tetto ligneo, disposti intorno a una zona scoperta coltivata a giardino. Esso fu, per così dire, "calato" in uno spazio già in precedenza determinato, il che  spiega le irregolarità planimetriche dei corridori, mentre la parte centrale forma un rettangolo quasi perfetto costituito da pareti traforate da arcatelle poggianti su 96 colonnine binate e 10 pilastri di marmo posti agli angoli e al centro di ciascun lato. Dal punto di vista stilistico il chiostro s'inquadra in quella tipica espressione dell'arte romana medievale che viene definita cosmatesca. Nell'eleganza dei particolari decorativi si manifestano diverse componenti culturali e stilistiche fuse in un unico insieme armonioso: i capitelli binari a foglie piatte e le basi, anch'esse binate con foglie protezionali, sembrano rivelare un'ascendenza borgognona. I pilastri sono decorati da paraste binate scanalate e rudentate di chiara derivazione classica. Altri elementi sono propri della tradizione medievale romana: la doppia ghiera delle arcatelle; la cornice formata da filari di mattoni aggettanti alternati a due fìlari di denti di sega e ad un filare di mensole di marmo intervallate con formelle di mosaico cosmatesco; l'uso di antichi marmi di spoglio, tra cui frammenti di epigrafi e di decorazioni architettoniche. A partire dalla seconda metà del XVI secolo, con la nuova destinazione a orfanotrofio del complesso, anche il chiostro fu interessato da lavori di restauro e trasformazione. In particolare al posto delle arcatelle furono aperte arcate più grandi su pilastri ottenuti murando lo spazio compreso tra due coppie di colonnine, che si sono in questo modo conservate. Probabilmente nella stessa occasione furono realizzate le volte a botte che coprono i corridori e il semplice loggiaro su pilastri quadrati al piano superiore. Altre trasformazioni interessarono in seguito gli ambienti perimetrali e, tra la fine del XVIII e il XIX secolo, nei corridori del chiostro furono realizzate delle stanzette, che ne testimoniavano una progressiva trasformazione d'uso.
L’aspetto attuale risale in massima parte al radicale restauro condotto tra il 1912 e il 1916 da Antonio Munoz, prima ispettore, poi direttore della Regia Soprintendenza, che con esso si propose di restituire al chiostro un'immagine il più possibile vicina a quella duecentesca, pur mantenendo il piano loggiato e le volte a botte che lo sostengono. Demolite le camerette che ingombravano i corridori, Munoz fece ripristinare le arcatelle distrutte e le decorazioni mancanti. Tra gli interventi successivi vanno ricordati il restauro degli ambienti del lato ovest (1981-82) e quello della biblioteca situata sul lato sud (2007). Il giardino è stato rifatto nel 2005 dopo la conclusione dello scavo archeologico durante il quale è stato scoperto l'antico battistero, poi riseppellito per ragioni conservative.
La fontana al centro del chiostro, che contribuisce non poco al fascino dell'ambiente, fu realizzata da Antonio Munoz nel 1913. E’ composta da una vasca quadrata al cui centro, sopra una base che imita quelle delle colonnine duecentesche, si trova un rocchio di colonna scanalata che sorregge un singolare elemento di epoca medievale formato da due vasche circolari sovrapposte. La vasca inferiore ha un diametro di 1,61 m e quella superiore di 1,26 m, e sono scolpite in un solo blocco di marmo. Caratterizzano la vasca inferiore quattro protomi simmetricamente disposte, da cui sgorga l'acqua, e, tra due di esse si trovano altre due teste di leone affiancate.
Lungo le pareti del chiostro Antonio Munoz realizzò un antiquarium costituito in prevalenza dai reperti che rinvenne nella basilica di Pasquale II. Di notevole sulla parete est si trovano alcune epigrafì provenienti da antichi cimiteri cristiani: la più famosa è il frammento del carme scritto da papa Damaso I (366-384) in onore dei martiri Pietro e Marcellino, posto originariamente sulla loro tomba nella catacomba della via Labicana. La parete sud accoglie materiale in prevalenza altomedievale, tra cui si distinguono frammenti di plutei dalle caratteristiche decorazioni ad intreccio. Sulla parete ovest si notano in particolare frammenti di recinzioni liturgiche o di altari cosmateschi appartenenti al periodo bassomedievale della basilica, resti di cornici romane, fronti di sarcofagi classici che erano stati riutilizzati come mense degli altari. Infìne a nord, sulla parete di ingresso, si trova una collezione dei tipici bolli che venivano impressi sui mattoni romani, una lapide sepolcrale quattrocentesca e frammenti di trabeazione marmorea classica.
La cappella di S. Barbara era in origine una cappella laterale della basilica dei Santi Quattro Coronati, nella sua navata di sinistra; in seguito, la ristrutturazione medievale di quest’ultima, l'ha isolata ed oggi è accessibile solo dal chiostro del monastero annesso alla basilica. Ha una pianta trapezoidale con tre absidi su tre lati; la volta è a crociera, ed è sostenuta da quattro mensoloni marmorei. Sull'abside sud resti di affreschi del IX e del XIV secolo; sulle pareti si possono ancora riconoscere le Storie di s. Barbara, sulla volta i Simboli degli evangelisti, sull'abside est una Madonna col bambino.
Bibliografia:
L. Rendina - I chiostri di Roma;
E. Marino -Santi Quattro Coronati-Roma Sacra;
S. Vistino- I Santi Quattro Coronati-Roma ieri, oggi e domani;
L. Barelli - Il complesso monumentale dei Ss. Quattro Coronati a Roma;
www.santiquattrocoronati.org
© Sergio Natalizia - 2014
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