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Rioni Trevi e Colonna

Temi > Fontane
Le altre fontane di Trevi e Colonna
Fontana di Monte Cavallo
La fontana è detta anche "dei Dioscuri", i mitici gemelli, figli di Zeus e Leda, qui raffigurati nell’atto di trattenere due possenti cavalli. Prima del 1589 le statue, copie romane di originali greci del V secolo a.C. provenienti dalle Terme di Costantino, erano rivolte verso l’edificio ora occupato dal Palazzo della Consulta, ed erano disposte parallele tra di loro. Non essendo visibili dal quadrivio delle Quattro Fontane, papa Sisto V pensò di farle spostare più indietro, in modo da chiudere armonicamente lo scenario della Strada Pia (odierna Via XX Settembre) dalla parte del colle Quirinale. L’incarico fu affidato a Domenico Fontana, il quale arretrò i Dioscuri girandoli verso il palazzo del Quirinale e allineandoli a poca distanza l’uno dall’altro; di fronte alle statue fu inoltre eretta una fontana ornata con gli stemmi di Sisto V, servita dall’acquedotto Felice, costituita da un bacino polilobato che presentava al centro un balaustro su cui poggiava un catino circolare. La fontana fu rimossa nel 1783 in previsione di una diversa sistemazione della piazza. Nel 1786, infatti, papa Pio VI Braschi fece collocare tra le statue dei Dioscuri, su progetto dell’architetto Giovanni Antinori, l’obelisco egizio in granito prelevato dal Mausoleo di Augusto in Campo Marzio. Solo nel 1818, come recita l’iscrizione apposta da Pio VII Chiaramonti, fu realizzata una nuova fontana con il reimpiego di un grande catino di granito grigio, già provenienza termale, rinvenuto nel 1588 in campo Vaccino, presso la chiesa dei SS. Luca e Martina, poggiato su un poderoso basamento che lo solleva dalla vasca; artefice dell’operazione fu Raffaele Stern, architetto del Braccio Nuovo del Museo Chiaramonti in Vaticano e del restauro del Colosseo.

Fontana del Tritone
Iniziata e portata a termine tra la fine del 1642 e la prima metà del 1643, la fontana del Tritone in piazza Barberini costituisce uno dei capolavori di Gian Lorenzo Bernini che fu incaricato da papa Urbano VIII Barberini della realizzazione dell’opera come “pubblico ornamento della città”, al centro della piazza dominata dal palazzo della sua famiglia. Con il busto eretto, il Tritone si erge imponente sulle valve di una enorme conchiglia, con la testa piegata all’indietro nello sforzo di soffiare nella conchiglia che sostiene con le braccia levate verso l’alto e da cui fuoriesce l’acqua che irrora tutta l’opera. Espressione della concezione barocca dello spazio, nella fontana la parte scultorea include ed assorbe completamente la stessa struttura architettonica: la conchiglia su cui poggia il tritone costituisce infatti il catino superiore della fontana, ed il balaustro alla base è sostituito da quattro delfini con code intrecciate, tra i quali sono posti gli stemmi papali con le api, simbolo araldico della famiglia Barberini.
Fontana di piazza Colonna
Progettata da Giacomo Della Porta e realizzata da Rocco Rossi nel 1575, presenta una grande vasca in marmo decorata all’esterno con sedici fasce verticali che culminano in teste di leone. All'interno affiorano dall'acqua due gruppi di delfini con le code intrecciate, collocati entro una conchiglia aperta e un catino centrale, sorretto da un balaustro, da cui zampilla l'acqua. E’ alimentata dall’Acqua Vergine. Il progetto iniziale del Della Porta, mai realizzato, prevedeva che la fontana fosse addossata al basamento della Colonna Antonina, con uno sfondo di rocce, avendo inoltre come ornamento la statua di Marforio ora nel cortile omonimo dei Musei Capitolini. Nel progetto definitivo, invece, eliminata l’idea di riutilizzo della statua, la fontana fu allontanata dalla colonna e posizionata parallelamente alla via del Corso. Nel 1830 la fontana subì altre modifiche a opera di Achille Stocchi in concomitanza con i lavori di pavimentazione di via del Corso. Fu infatti sostituito l’originario catino posto al centro della vasca con quello attuale in marmo bianco e, in luogo dei quattro parallelepipedi da cui fuoriusciva l’acqua, furono collocati due gruppi di coppie di delfini con le code intrecciate e una conchiglia.
© Sergio Natalizia - 2012-2015-2020
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